Ecco come due Mamme vanno alla ricerca di un ospedale non omofobo
Omofobo o non omofobo? Questo è il problema … 🙂 Questa è la 1° parte che tratta di due mamme alla ricerca di un ospedale possibilmente poco o per nulla omofobo.
Quante cose che sono successe in questo ultimo mese! Questa panciona mi ha tenuto così lontana dal PC per tanto tempo…
Troppo lontana! ora a distanza di poche settimane dal giorno in cui potremo abbracciare la ns bimba, voglio rimediare con un importante aggiornamento sull’iter che ci ha visto affrontare uno dei passi più importanti del ns percorso di future mamme : la ricerca dell’ospedale, con lo scopo di venire trattate come qualsiasi altra coppia di genitori che aspetta un figlio e possibilmente non in modo omofobo.
Trovo sia molto importante, perchè ancora una volta possiamo confermare, attraverso la ns esperienza diretta, che la società sia veramente già pronta per accettare le nuove famiglie fatte di due mamme e che lo specchio del mondo reale in Italia non sia sempre così tristemente omofobo come sembra.
Il primo confronto avviene durante la visita al 1°ospedale che abbiamo preso in considerazione, sì perchè non ci siamo potute permettere (come fa la maggior parte delle coppiette di neogenitori eterosessuali felici) di presentarci semplicemente al momento del parto nella clinica e venire riconosciute e accolte a braccia aperte dal personale sanitario…anzi….
Noi ci dobbiamo spianare la strada tra campi minati, perciò abbiamo prima perlustrato a fondo CHI avevamo di fronte e COME ci avrebbe trattato, pronte a mandarli al diavolo in caso del primo atteggiamento omofobo ricevuto!
Dopo aver effettuato l’Ecografia Morfologica, (quella in cui vedi che tutti i “pezzettini” del bimbo sono al loro posto e sono proprio come devono essere) ecco come avviene il dialogo col primario del reparto:
Verte, timidamente, accenna alla domanda per noi cruciale:
-“Scusi, ma io posso entrare per assistere lei durante il parto? Perchè vede… vorrei tanto starle vicino…
-“Ma certo che può…siete voi che decidete e noi dobbiamo seguire quello che volete voi, è il paziente che comanda…noi siamo qui solo per essere a vs disposizione!
(Ebbene sì, per un attimo ho pensato: ma siamo in Italia? forse sto sognando…) così intervengo anche io:
-“Quindi io sono libera di decidere di farmi assistere da lei durante il parto e tutto il travaglio, giusto? dato che stiamo insieme…insomma, come può immaginare il suo appoggio è molto importante per me.
-“Ma certo, ci mancherebbe, non preoccuparti, lei deve entrare e non c’è nessun motivo perchè non possa farlo, tranquille!
Ok… avrei voluto registrarlo perchè non credevo alle mie orecchie, e soprattutto che lo dicesse in modo così naturale.
Comunque la ns paura rimaneva questa: se il primario figo e comprensivo non è presente quando arriviamo noi in sala parto e ci imbattiamo in altro personale omofobo e intollerante, chi glie lo racconta che il ginecologo ci aveva “garantito” un trattamento di rispetto?
Così, non contente, con la scusa di visitare la sala parto, parliamo anche con la caporeparto di ostetricia. (non ci sfuggirai, pensiamo eheheheh) 🙂
Si presenta a noi questa donna di età piuttosto avanzata, bionda, un pò sciupata, con lo sguardo disponibile e rassicurante e anche una forte balbuzia che la rendeva piuttosto insicura ad ogni frase …
Dopo una visita al reparto condita con tanta gentilezza alla fine io puntualizzo:
-“Noi abbiamo anche appena parlato col primario per essere sicure che lei possa entrare per assistermi durante il parto, e poterla fare entrare liberamente con me…
-“Certo, guardi, la partoriente ha il diritto di scegliere di fare entrare chi preferisce durante il parto, è lei che deve decidere per cui può fare entrare anche la mamma…la cugina…un’amica
-“Sì, ma dato che noi siamo insieme lei potrà farmi visita anche durante la degenza, ed essere libera di entrare nel reparto anche fuori dagli orari di visita, per starmi accanto?
-“Sì, se lei vuole essere assistita da lei vedrà che non ci saranno problemi, nessuno dovrebbe impedirlo…
Non sono sicura che abbia capito realmente, ma ce lo facciamo bastare, nonostante quel “dovrebbe”.
E con tanti cuoricini negli occhi lasciamo l’ospedale, nell’incredulità di aver ricevuto risposte comunque semplici e tranquille e nella sorpresa di non esserci imbattute in nessun comportamento omofobo.
Non abbiamo comunque nessuna garanzia in merito al fatto che Verte possa realmente avere libero accesso per assistermi anche durante la degenza, come fanno i papà… ma per il momento questo ci basta.
Nonostante non avessimo nessuna garanzia scritta di tutte queste belle parole (come sappiamo verba volant scripta manent) anche solo questo quel giorno ci è bastato, anche solo ricevere un atteggiamento non omofobo, ma di rispetto e comprensione nei confronti di due mamme.
Ecco perchè, nonostante questa nostra prima esperienza positiva con l’ospedale, ci siamo date almeno una seconda alternativa e quello che ci ha detto il secondo ospedale (omofobo o meno) ci ha davvero stupito! Ma la visita a questo secondo ospedale dedicheremo un articolo a parte!
Per il momento l’importante è che, al contrario del pensiero omofobo di chi può pensare che due mamme siano una terribile minaccia aliena che può rovinare il concetto della intoccabile Famiglia Italiana... questo è il mondo reale!
Fatto anche di persone che riescono a vedere l’amore, al di là dei pregiudizi o dei preconcetti che potevano avere prima di incontrare due “mamme lesbiche in carne ed ossa”.
Un mondo fatto di persone che, trovandosi davanti due mamme che si denudano e si mettono in gioco per amore, nel tentativo di spianare la strada alla figlia che amano già più di ogni cosa al mondo, non mostrano paura, nè omofobo disprezzo, nè intolleranza, nè malata curiosità.
…A dirla tutta non ci avrei sperato, e voi ci avreste scommesso almeno un centesimo?
2 Comments
Sara’ per come siete?
😀 grazie cara…